Un recente studio ha evidenziato come, nel decennio tra il 2009 e il 2019, in India si siano registrati un milione e mezzo di decessi potenzialmente causati dall’inquinamento.
L’inquinamento atmosferico, cresciuto negli ultimi anni in maniera significativa, non si ripercuote solo sul Pianeta ed i suoi ecosistemi, ma anche sull’uomo. Sono numerosi gli studi condotti sul punto che evidenziano quali possano essere gli effetti sulla salute dell’inquinamento.
Secondo gli esperti, le sostanze presenti nell’aria potrebbero aumenterebbero il rischio di malattie respiratorie, cardiovascolari, disturbi neurologici, problemi riproduttivi ed altre patologie. Non solo, secondo una recente indagine, l’inquinamento sarebbe responsabile anche di circa un milione e mezzo di decessi annuali in India, nel periodo compreso tra il 2009 e il 2019. Sempre secondo lo studio, oltre l’80% della popolazione indiana vivrebbe in aree in cui i livelli di PM2.5, particelle microscopiche nocive presenti nell’aria, sarebbero più alti rispetto a quelli consigliati per legge.
Nel decennio compreso tra il 2009 e il 2019, l’inquinamento avrebbe potenzialmente provocato circa un milione e mezzo di morti annuali, circa il 25% di quelli complessivi. A rendere noti questi dati uno studio, condotto da un team di scienziati dell’Ashoka University di New Delhi e successivamente pubblicato su The Lancet Planetary Health journal.
Per condurre l’analisi, gli esperti hanno messo a confronto i dati relativi ai decessi nei vari anni presi in esame con i livelli di inquinamento registrati negli stessi periodi nei vari distretti rilevati attraverso i satelliti e le varie stazioni di controllo del livello del suolo. I livelli maggiori di PM2.5 si sarebbero registrati nell’area di Ghaziabad e di Delhi nel 2016 con 119 micrometri per metro cubico, mentre quelli più bassi nel 2019 in Arunachal Pradesh (11.2 micrometri per metro cubo). I livelli consigliati dall’Indian National Ambient Air Quality Standards (Naaqs) sono di 40 micron per metro cubico, mentre quelli ritenuti accettabili dall’Oms sono in media 5 microgrammi per metro cubo.
Sempre secondo lo studio degli scienziati dell’Ashoka University di New Delhi, circa l’82% dell’intera popolazione indiana, dunque circa 1 miliardo e 100 milioni di persone, vivrebbe in aree in cui la qualità dell’aria non sarebbe ottimale.
Nello specifico in queste aree è stata registrata una concentrazione di livelli di PM2.5 superiori ai valori consigliati dal Naaqs. Livelli che, dunque, potrebbero influire negativamente sulla salute dei cittadini indiani che popolano queste aree.
Il team di scienziati che ha condotto lo studio ha commentato i dati spiegando che sono necessari interventi nelle aree più a rischio per cercare di migliorare la qualità dell’aria. Inoltre, affermano gli esperti, è evidente come l’aumento della concentrazione di PM2.5 abbia un impatto significativo sulla mortalità, non solo nelle aree urbane del Paese. Secondo gli studiosi, difatti, un aumento di 10 microgrammi per metro cubo di PM2,5 è associato ad una crescita dell’8,6% del rischio di mortalità.
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